Gas radon: valutazione dei rischi e misure di prevenzione
Il radon è un gas naturale inerte che può essere ritenuto un “killer silenzioso”: è un cancerogeno certo per l’uomo, ma raramente se ne parla e difficilmente si è consapevoli del rischio. Il Radon (Rn) è un gas radioattivo naturale inodore ed incolore prodotto dal decadimento dell’uranio. Il periodo di dimezzamento del radon (ossia il tempo in cui dimezza la sua concentrazione per decadimento naturale) è di 3,8 giorni.
In presenza di umidità e vapore acqueo il radon si diluisce diventando molto aereo; questa caratteristica gli permette di esalare dal suolo e penetrare nelle abitazioni attraverso le microfratture presenti nelle murature e nelle fondazioni. Negli spazi aperti il radon è rapidamente diluito e presenta concentrazioni basse e poco interessanti a livello protezionistico. All’interno di un ambiente confinato il gas si può invece concentrare in modo notevole, muoversi per presenza di polvere o di aerosol, oltre che di correnti d’aria interne, ed essere inalato dalle persone.
“L’obbligo di valutare l’esposizione scatta quando i lavoratori permangono in ambienti sotterranei o seminterrati (con almeno tre pareti confinanti con il terreno) per almeno 10 ore al mese. Il valore che non può essere superato é 500 Bq/m3 (Il Becquerel per metro cubo – Bq/m3 – è la grandezza di riferimento utilizzata per valutare l’attività del radon, e rappresenta il numero di decadimenti nucleari che hanno luogo ogni secondo in un metro cubo d’aria.).
La normativa di riferimento é il D. Lgs. 26/05/2000 n. 241.
Il medico competente, ove presente un’attività lavorativa in locali sotterranei o seminterrati, deve quindi provvedere a fornire le giuste informazioni al datore di lavoro e lavoratori e ad annotare, a tutela medico-legale degli stessi, in cartella sanitaria e di rischio l’attività svolta in tali locali, qualora il datore di lavoro non dia seguito alla valutazione, nonostante le indicazioni fornite dal medico nell’ambito della collaborazione alla valutazione dei rischi.”
Per misurare il Radon si possono utilizzare dispositivi di vario tipo dosimetri, che vanno lasciati nei locali da monitorare fino ad un anno. Per la forte variabilità delle emissioni di Radon, influenzata da fattori climatici, tellurici e stagionali, è sconsigliabile effettuare misure di breve durata, (ore o anche di pochi giorni). Tali valutazioni, infatti, forniscono generalmente stime poco rappresentative della situazione media annuale, e portano spesso a contromisure insufficienti o, comunque, inadeguate. Da evitare assolutamente anche le misure “fai da te” con mezzi inappropriati come ad esempio i contatori “Geiger-Muller” che misurano il livello di radiazioni di tipo “beta” e “gamma” (prodotte dai “progenitori” e dai “figli” del Radon), ma non le radiazioni “alfa” (prodotte dal Radon e dal Toron), sottostimando, spesso anche notevolmente, il problema.
Una volta accertata la presenza di Radon, si può diminuirne la pericolosità con una serie di azioni di rimedio:
– depressurizzazione del terreno;
– aerazione degli ambienti;
– aspirazione dell’aria interna specialmente in cantina;
– pressurizzazione dell’edificio;
– ventilazione forzata del vespaio (es. realizzato con l’uso di elementi tipo ‘Iglù’);
– impermeabilizzazione del pavimento;
– sigillatura di crepe e fessure di muri e pavimenti contro terra;
– isolamento di porte comunicanti con le cantine.
I costi di bonifica, in base alla concentrazione di gas e alla struttura dell’edificio, possono variare indicativamente da poche centinaia di Euro a qualche migliaio di Euro.
Il metodo più efficace ed immediato – anche se provvisorio, ma proprio per questo adatto alle
lavorazioni di cantiere – per liberarsi del gas è aerare correttamente i locali: i fori (finestre, porte) devono essere aperti almeno tre volte al giorno per min. 10 minuti, iniziando dai locali posti ai livelli più bassi; la chiusura, invece, deve iniziare dai piani più alti, per limitare l’effetto ‘camino’.”
Fonte : Punto sicuro – quotidiano di approfondimento sulla sicurezza sul lavoro